SIUMS (SOGNI)
Mercoledì 13 marzo 2013 > Venerdì 15 marzo 2013 - h 20.45 Prosa
Sabato 16 marzo - h 16.00
SIUMS (SOGNI)
uno spettacolo di Gigi Dall’Aglio
suggestioni oniriche da Elio Bartolini, Pier Antonio Bellina, Novella Cantarutti, Carlo Ginzburg, Sergio Maldini, Pier Paolo Pasolini, Carlo Sgorlon
scrittura scenica e drammaturgia in lingua friulana Andrea Collavino, Gigi Dall’Aglio, Claudio de Maglio, Paolo Patui, Massimo Somaglino, Giovanni Battista Storti, Federico Tavan, Teatrino del Rifo, Teatro Incerto, Carlo Tolazzi
scene e costumi Emanuela Dall’Aglio
disegno luci Marco Giusti
musica originale Davide Pitis
eseguita da Ensemble del Conservatorio “Jacopo Tomadini”
in scena Maria Ariis, Chiara Benedetti, Gabriele Benedetti, Giuliano Bonanni, Manuel Buttus, Fabiano Fantini, Francesco Godina,Roberto Pagura, Giorgio Monte, Sara Rainis, Elvio Scruzzi, Massimo Somaglino, Aida Talliente
con la partecipazione degli allievi del secondo anno della Civica Accademia d’Arte drammatica “Nico Pepe”
Lidia Castella, Diego Coscia, Vladimir Doda, Marianna Fernetich, Alessandro Maione, Elisa Pistis, Anastasia Puppis, Sebastiano Sardo, Lorenzo Tolusso, Gabriele Zunino
assistente di Gigi Dall’Aglio Francesco Godina
realizzazione scene Susy Urbani
in collaborazione con Teatro Nuovo Giovanni da Udine e con Luigina Tusini
assistente realizzatore scene Maria Alessandra Dolce
realizzazione costumi Marianna Dri
una produzione
Farie Teatrâl Furlane
con il sostegno
Regione Friuli venezia Giulia, Provincia di Udine, ARLeF Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane
produttore esecutivo
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
prima assoluta MittelFest 2012
spettacolo in lingua friulana con sopratitoli in italiano
In uno dei suoi ultimi film, Dreams, il regista Akira Kurosawa ci racconta l'essenza dell'esistenza attraverso sette sogni. Con illuminante chiarezza il Maestro del cinema giapponese ci ricorda i passaggi fondamentali della vita in cui tutti possiamo riconoscerci: la crisi della separazione, dell'abbandono, la necessità di chiudere col passato, il senso panico della fine, il rifugio nello spazio inquieto della bellezza, il bisogno di un equilibrio pacificante. Attraverso racconti in forma di metafora, Kurosawa illumina quei passaggi con la ricchezza visionaria propria dei procedimenti analogici tipici del sogno. Ma mentre la sostanza dei sette sogni viene indubbiamente percepita come universale, la forza della metafora-sogno e cioè del racconto, delle azioni e delle immagini che ci propone, è Giappone, puro Giappone, con tutta la forza del suo immaginario. Sono metafore di una stupefacente bellezza ed energia evocativa, ma in cui, da Occidentali, ci si riconosce di meno, perché appartengono ad un’altra cultura.
Quale realtà culturale oggi in Italia è in grado di presentarsi con una struttura di immagini, di pensiero, di parola, di gesti che sia compatta, omogenea (sia pure nelle sue conflittualità), cosciente e riconoscibile? Beh, certamente Napoli, poi, grazie al cinema che però forse ne ha restituito l'aspetto più deteriore, Roma, poi, per meriti storici, Venezia, ma, a mio avviso uno dei corpi storico/geografici più completi per un'operazione di questo genere è proprio il Friuli.
Gli aborigeni Australiani chiamano la loro cosmogonia "Big Dream" e non hanno un libro dove apprenderla, ma prima dell'arrivo degli inglesi, per apprenderla, avevano, così si dice, un sogno comune, uguale per tutti.
Io credo che anche i friulani si agitino ovviamente per le stesse esperienze fondamentali di tutti gli altri esseri umani, ma voglio anche credere che, per quel che concerne la forma, il Friuli faccia sognare tutti con gli stessi colori, con gli stessi suoni, con le stesse emozioni, con le stesse percezioni e con lo stesso passo nel raccontare metafore di un comune sentire, metafore di un comune sognare che noi possiamo già individuare e rintracciare nascoste tra le pagine e le parole del suo corpo letterario.
Per questo vorrei che oggi una piccola truppa di scrittori, poeti e teatranti contemporanei si organizzasse per estrarre, dalla materia di autori ormai scomparsi, frammenti e invenzioni che abbiano il valore della testimonianza di un modo di sognare comune, con le sue contraddizioni e conflittualità, e ce lo ripresentino ordinato in quel rito agitatore di miti che si chiama Teatro.
Gigi Dall’Aglio