AQUILONI
due tempi di Paolo Poli
liberamente tratti da Giovanni Pascoli
con Paolo Poli
e con Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco
regia di Paolo Poli
Aquiloni: allegoria del comporre poetico, giocattolo antico preindustriale che affettuosamente ci ricorda Giovanni Pascoli. Fino alla metà del Novecento la scuola italiana si nutrì della sua produzione. La critica letteraria, a cominciare da Croce, privilegiò le rime giovanili, fino a Contini che ne elogiò il plurilinguismo, a Pasolini che rilevò la dicotomia psicologica, per arrivare a Baldacci che ne curò la ricca antologia. Da Myricae e dai Poemetti lo spettacolo intende evocare la magia memoriale e la saldezza linguistica nelle figure contadine di un’Italia ancora gergale. “In questo sdrammatizzare, che sicuramente discosta Poli dalla poetica pascoliana, risiede l'interessante possibilità che l'attore ci fornisce, ovvero quella di sfrondare questi capolavori da oltre un secolo di (pur necessaria) didattica categorizzazione, per riconsiderarli, per cogliere l'essenza della parola, nel suo significante e significato. Più evocativa di qualsiasi musica, questa commistione di suoni ci riporta a un immaginario che, pur lontano e dai più giovani mai vissuto se non come retaggio dei nonni, va a toccare le corde più profonde della sensibilità e affonda le radici in quella viscerale dinamica di affetti e sentimenti che, in ogni tempo, hanno saputo elevare l'animo umano.” (Silvia Cosentino).
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